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Swap: la favola sulla tutela dal rialzo dei tassi di interesse

Oramai sono innumerevoli i casi di una recente fattispecie di raggiro finanziario: “la copertura” dal rialzo dei tassi di interesse mediante la sottoscrizione di contratti su strumenti derivati, i cosiddetti IRS- Swap (Interest Rate Swap).

Spesso infatti accade che le società vengano contattate dalla propria banca con la favola di un prodotto finanziario che consente al debitore di “proteggersi dal rialzo dei tassi” mediante la sottoscrizione di un contratto di scambio di tassi di interesse: si tratta in pratica di una scommessa (truccata) in cui la banca e la società convengono di scambiarsi un determinato flusso monetario, e chi si ritrova con il tasso più alto paga la differenza alla controparte.

Non a caso affermiamo che i soggetti vengono contattati dal proprio intermediario con un’offerta simile, in quanto un IRS Swap è prodotto talmente diabolico e complesso, che nella quasi totalità dei casi i risparmiatori comuni non ne conoscono neppure l’esistenza o il significato!
Gli strumenti derivati costituiscono infatti una famiglia molto numerosa di contratti ad alto rischio, ovvero degli accordi di pura speculazione in cui è possibile scommettere sull’andamento futuro di innumerevoli variabili finanziarie, dunque gli IRS Swap rappresentano solo un membro di un’affollata famiglia di prodotti altamente speculativi e rischiosi.

A causa dell’elevato contenuto tecnico del prodotto, risulta molto complesso spiegare il funzionamento di uno swap senza annoiare il lettore, ed altrettanto articolato è illustrare perché nella quasi totalità dei casi l’accordo è sostanzialmente una truffa a causa dello sbilanciamento delle formule sui tassi di interesse: dunque ci limiteremo a dire che nel concetto, la “favola” di tutelarsi da un rialzo dei tassi di interesse venduta ad un soggetto indebitato – e dunque alquanto sensibile all’argomento – renderebbe l’accordo potenzialmente interessante, se solo non fosse per una numerosa serie di ragioni latenti e matematiche che rendono il contratto un autentico raggiro in cui la società finisce sempre per pagare molto di più di quanto non incassi dallo scambio.

Appare opportuno dare un parametro di confronto circa i due pesi e le due misure che quasi sempre vengono adottati in un contratto swap: in quasi tutti i casi di IRS swap in cui lo Studio Pinaffo ha svolto delle analisi, è emerso che laddove la banca pagava ad esempio un differenziale periodico di circa 1.000 o 2.000 euro a favore della società, quest’ultima, al variare delle condizioni di tasso anno per anno, si trovava innanzitutto a ripagare la banca di quanto percepito nell’anno precedente, e successivamente ad aggravare la propria posizione sino a dover pagare decine di migliaia di euro (se non addirittura centinaia di migliaia) al fine di estinguere il contratto.

Spesso l’unica soluzione per salvare la situazione, diviene rivolgersi al proprio legale o al consulente tecnico al fine di reperire validi presupposti su cui fondare la contestazione del danno subito dall’azienda.

 

Nota – La riproduzione di tutto o di parte di questo articolo è consentita solo citandone la fonte originaria https://www.studio-pinaffo.it

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